Porto Santo Stefano da ricordare |
La "Casa degli ebrei" |
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In principio era l'Hotel Pensione Miramare. Albergo per signori s'intende, non certo per i santostefanesi. Era il 1924 e un tal Sirabella, romano, lo aveva fatto costruire prevedendo, con notevole lungimiranza, la prossima colonizzazione a fini turistici di quello sperduto ma bellissimo promontorio. I clienti venivano generalmente su da Roma, bisognosi di un po' di mare e molto svago e dopo un po' se ne partivano abbronzati e soddisfatti. La prima guerra mondiale era passata da qualche anno, e dopo tanti lutti e sofferenze, degli altri, era giusto concedersi un po' di ricreazione del corpo e dello spirito. Ma la lungimiranza del sign. Sirabella era forse eccessiva. Nel 1934 l'Hotel Miramare cambiò nome e clientela. La "Casa degli ebrei", attualmente Non più Hotel, ma semplicemente Villa Miramare, affittata dall' Orfanotrofio israelitico italiano “Giuseppe e Violante Pitigliani” come colonia estiva per i propri ragazzi. Due anni dopo l'affitto si trasformò in acquisto definitivo. Dalle finestre di quel palazzo immerso nel verde, sopra il moletto della Sanità, lo spettacolo del mare di Porto Santo Stefano è veramente splendido. Per i ragazzi della colonia che vi arrivavano per farsi un po' di mare durante l'estate doveva essere veramente entusiasmante, un primo assaggio di quello che poi sarebbe seguito nei giorni a venire. Arrivavano attraversando il paese in doppia fila, guidati dai loro tutori ed accompagnatrici, i maschi con la testa rasata secondo una salutare consuetudine del tempo, vestito uguale per tutti, in mano una valigetta e negli occhi la curiosità e l'allegria di tutti i ragazzi della loro età. E tra gli stanzoni di quel palazzo, il parco tutto intorno e le spiagge del Moletto, sottostante, e quella della piazza V. Emanuele, un po' più in là, trascorrevano la loro breve estate. Erano ragazzi dell'Orfanotrofio "Pitigliani" e di famiglie di religione ebraica di Roma La spiaggia di P.zza V.Emanuele, negli anni '50 Fino ad allora nelle terre di Maremma, come altrove, un diverso credo religioso non era mai stato motivo di separazione o tantomeno di discriminazione tra le persone. Quel che contava era l'attaccamento alla terra, al lavoro, alla famiglia. E quello era identico per tutti. Nel 1936, quindi, nessuno a Porto Santo Stefano si scompose minimamente alla notizia che la Comunità Ebraica di Roma aveva acquistato un palazzo alla Pilarella per farne una colonia estiva per i propri ragazzi. Al Valle c'era l'Ospizio Marino per i bambini poveri sotto il diretto controllo della Federazione dei Fasci locali, e alla Pilarella poteva benissimo starci una colonia estiva per i bambini della comunità ebraica di Roma. Così pensavano i santostefanesi, alle prese con problemi un pochino più concreti e in tutt'altre faccende affaccendati. E quanto poco importasse, ed importi tuttora, agli abitanti dell'Argentario il credo religioso delle persone lo dimostra il fatto che all'inizio del '900 un sindaco, Azzaria Lattes, era di religione ebraica, ed un altro, Arturo Cerulli, sia, un secolo dopo, di fede musulmana. Ma ben presto si cominciò a respirare un'aria diversa.
Era il 1938, e mentre la Germania si apprestava all'invasione della Polonia, in Italia venivano promulgate le prime leggi razziali fasciste. Per le autorità di vario rango e dislocazione cominciava a porsi il "problema degli ebrei". Anche sulle sponde dell'Argentario. Un documento che bene esprime la nuova atmosfera è la lettera che il 13 novembre 1938 il Podestà di Monte Argentario indirizzò al Prefetto di Grosseto, esponendo un un problema: ".. Si è insediata da tre anni, in un edificio acquistato dalla colonia israelitica Pitigliani di Roma, una colonia estiva, che ospita ragazzi ebrei “contro l’unanime sentimento di questa popolazione, tutta cattolica”. Poiché le recenti direttive in materia razziale hanno trovato - sostiene il Podestà - piena corrispondenza in questo popolo, tali ebrei sono indesiderabili, e non si gradirebbe il loro soggiorno in questo Comune, sia pure limitato al breve periodo estivo”. [ISGREC - Istituto storico grossetano] Il Podestà conclude prospettando la riconversione della colonia in albergo, grazie alla volontà di alcuni cittadini disposti ad acquistare l’edificio. Le affermazioni dello zelante podestà circa la piena corrispondenza del suo "popolo" alle recenti direttive in materia razziale erano ovviamente inventate di sana pianta e volte ad acquistar merito agli occhi dei suoi superiori. Lo dimostra la relazione mensile del Questore di Grosseto del gennaio 1939 in cui il funzionario lamenta invece che "la popolazione continua ad essere indifferente alla questione razziale...". Ma nonostante l'"indifferenza" di gran parte della popolazione, i toni beceri ed aggressivi della stampa di regime, l'atteggiamento sempre più distaccato ed il silenzio di parte delle alte gerarchie ecclesiatiche e le misure via via più stringenti e repressive delle autorità resero, a partire dal 1938 le condizioni di vita degli ebrei in Toscana sempre più difficili. Le misure repressive culminarono con la creazione, il 24 dicembre 1943, di un campo provinciale di internamento, in un’ala della sede estiva del Seminario vescovile di Roccatederighi, nel comune di Roccastrada. La "Casa degli ebrei", come viene comunemente chiamata in paese Villa Miramare, è attualmente, agli inizi del 2013, in condizioni di completo abbandono. Per gli stanzoni dell'edificio solo silenzio e cose morte. Voci e grida di ragazzi, i loro giochi nel parco, l'attesa del mare, appartengono a un altro tempo.
Le informazioni sulla "Casa degli ebrei" per ciò che concerne il suo rapporto con l'Orfanotrofio israelitico Pitigliani, sono state gentilmente fornite dalla direzione dell'istituto stesso.
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2008 - Capodomo - di Raul Cristoforetti
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